L’erba cresce sull’altra sponda

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Che cos’è che ci attira sempre verso l’esterno? Verso qualcosa “altro da noi”? Che cosa andiamo cercando? Perché la distanza rende migliore ciò che la vicinanza mostra impietosamente come peggiore?

Oggi piove. Di nuovo. Ed eccoci a rimpiangere il sole. A ricordare le passeggiate, l’aria tiepida, i sorrisi. Se ci fosse il sole, parleremmo di siccità, di caldo, di fastidio. E non ci muoveremmo da casa. Altro che passeggiate.

Continua contraddizione

Chi, in un certo momento della nostra storia umana, ha coniato il detto “l’erba del vicino è sempre più verde”, aveva ragione. Ma aveva una visione limitata, per così dire.

Perché non è solo questione del meglio, e del peggio. Non è solo un vedere migliore ciò che non abbiamo. Non è solo il non accontentarsi. Quello, sicuramente, c’è. Ma non è sufficiente, da solo, a farci vivere così.

Penso che sia la deformazione malata di un aspetto della natura umana: farci aspirare al meglio. Non farci fermare. Non farci accontentare.

Peccato, però, che non riusciamo a capire che le cose non arrivano senza sforzo. Senza impegno. Senza lavoro. Non capiamo che la vita non è un “gratta e vinci”. O almeno, che possiamo fare in modo che non lo sia.

Dove ci collochiamo?

L’aspetto alla base di tutto è il collocare il locus of control (spiego alla fine che cosa è) dentro di noi, e non fuori da noi. È il primo passo, il passo decisivo, per far sì che le cose accadano nel mondo più vicino a ciò che vorremmo.

Io uso sempre questa frase:

Dinanzi a un problema, chiediamoci che cosa possiamo fare noi per risolverlo, non che cosa dovrebbero fare gli altri

Cerco di ricordarlo sempre. Di ripetermelo sempre. Perché, alla fine, è ciò che facciamo a determinare il corso delle cose. Nel bene e nel male.

Lo so, lo so. Stai pensando che le disgrazie accadono, che si può morire all’improvviso per un pirata della strada, o per un terremoto. Ma proprio per questo, ritengo che abbiamo il dovere di cercare di vivere al meglio quegli anni che sono a nostra disposizione. Cominciando da noi stessi. Cominciando da dentro di noi.

E l’unica strada, l’unica possibilità, è di affrontare con serenità, ma con caparbietà, le difficoltà, cercando di partire da che cosa possiamo fare noi per migliorare la nostra situazione. Non necessariamente per ribaltare la nostra vita. Ma, sicuramente, per renderla più vivibile.

[Locus of control è una espressione coniata da Rotter. Il locus of control si distingue in interno ed esterno. Chi crede di avere avere pieno controllo della propria vita attraverso le sue azioni ha un locus of control interno. Al contrario, chi attribuisce il suo successo o fallimento a cause esterne ha un locus of control esterno.
Per saperne di più: https://www.stateofmind.it/tag/locus-of-control/]

Credit: Photo by Valeria Strogoteanu on Unsplash

2 commenti Aggiungi il tuo

  1. barbarazorri ha detto:

    Buongiorno Carlo!!non ci conosciamo …ma trovo interessante il tuo “articolo”anke se a mio parere siamo abituati a vivere nell’attesa ke le cose si modifichino da sole …ma nel momento in cui questo accade non siamo pronti ad accoglierle ex esempio stiamo in lockdown e non vediamo l ora di tornare alla vita di prima!!ma appena ci liberano o ci daranno il definitivo “libera tutti”non cambierà nulla nelle nostre vite e continueremo sistematicamente a lamentarci !! Troveremo qualcos’altro o non troveremo nulla e quindi ci aumenteremo x la vita ritrovata ke nonostante tutto non ci piace!!Quindi il “libera tutti”non esiste in noi In noi non esiste il cambiamento e non esiste l’accettazione di quel piccolo numero di persone ke del cambiamento ha fatto ragion di vita!

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    1. carlomocci ha detto:

      In effetti è esattamente ciò che penso. Stiamo sempre a cercare un momento migliore, un posto migliore, senza renderci conto che, invece, la vita è qui, è ora 🙂

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