Norwegian wood (Tokyo blues)

Foto reperita sul Web
Non è facile parlare di Norwegian Wood di Murakami, già uscito in passato come Tokyo blues; non è facile un po’ perché ne hanno già parlato in tanti, un po’ perché quando ci si accosta ad un libro così noto e intenso è quasi impossibile portare qualche elemento nuovo. E allora, bisogna avvicinarsi con un misto di rispetto e di circospezione, ma anche di confidenza, come vorrei provare a fare io.
Questo romanzo mi ha entusiasmato e  emozionato in un modo straordinario, come non mi capitava da tempo. Grazie a Norwegian wood ho vissuto per qualche giorno nella Tokyo degli anni ’60 insieme ai protagonisti, Watanabe Tōru e le donne che riempiono e fanno vibrare il romanzo, ho camminato insieme a loro per le vie di quella città sterminata e inconsueta, ho vissuto dei loro patimenti e dei loro errori, dei loro dubbi e delle loro speranze. Retorico? Forse. Ma invito a leggere il romanzo, e vi accorgerete che sarà difficile parlarne in modo pacato. Anzi, ho volutamente atteso un paio di settimane, prima di scriverne, per evitare che l’entusiasmo travolgesse ancora di più la mia capacità di motivarne l’origine.

Norwegian wood è una grande storia d’amore e di ricerca di sè stessi. Watanabe vive sospeso tra l’amore per due ragazze completamente differenti, una che incarna la pazza quotidianità del fare, l’altra che rappresenta l’amore più puro e idealizzato e il pensiero. Per tutto il romanzo Watanabe sarà trascinato ora verso una ora verso l’altra, ma in realtà sono le sue diverse nature, che prevalgono alternativamente. Sino a quando, finalmente, il caso deciderà per lui, obbligandolo a scuotersi dall’apatia del lasciarsi vivere, a intraprendere una strada in modo consapevole anzichè subìto.
La vita dei protagonisti scorre tra il desiderio forte di occidentalità, di modernità, e l’attaccamento alla tradizione imposto dall’ambiente nel quale vivono, tra il futuro, rappresentato dalla quotidianità dei gesti, e il passato, incarnato nella famiglia, le istituzioni, e naturalmente le tradizioni. E, in sottofondo, la musica più bella degli ultimi decenni, evocata come inno generale alla musica occidentale, attraverso la quali sentirsi più simili ai giovani del resto del mondo che ai propri padri.

3 commenti Aggiungi il tuo

  1. Athenae Noctua ha detto:

    La chiusa della tua recensione è davvero interessante, non vedo l'ora di scoprirne i risvolti: Norwegian wood mi sta già aspettando sullo scaffale e sono certa che Murakami mi incanterà anche stavolta!

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  2. Carlo ha detto:

    Sicuramente, perché è un libro straordinario. Fammi sapere se ti piacerà. Ciao!

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